Magazzini Aiazzone

Antonio

Da impero del mobile a rudere della vergogna.


Non sono lontani, nella memoria di quelli tra noi più adulti ma anche nelle sinapsi elettroniche del web, i tempi in cui un rampante imprenditore settentrionale prometteva (col cipiglio dello slogan pervasivo della nascente tivvù commerciale tutta “tette & culi”) di portare nelle nostre case, tutte le nostre case sparse per lo stivale, ogni sorta di mobilia. Fu il boom del truciolato e del compensato. L’apoteosi della ferramenta e del poliuretano di scarto, tutto condito da accattivante design e, soprattutto, da prezzi stracciati e condizioni di pagamento al limite della regalia.

Alla morte di Giorgio Aiazzone, creatore dell’omonimo mobilificio, avvenuta nel 1986, il destino della grande catena di distribuzione, antesignana della più blasonata Ikea, fu definitivamente segnato. A nulla servì nel 2008 la vendita ad una nuova società. Tutte le filiali del mobilificio furono abbandonate. Quella presente nel nostro capoluogo oltre ad essere davvero enorme, è anche particolare dal punto di vista architettonico. Forse anche per questa sua particolarità è stata, sin dai primi tempi del suo abbandono, oggetto dell’interesse di writers e graffittari che si sono magistralmente sbizzarriti sulle grandi pareti ormai prive di scaffali. Opere monumentali e coloratissime rendono il posto affascinante sino al punto che non è un azzardato definirlo un’autentica galleria. Imperdibile l’enorme murale 3d, l’unico visto da queste parti, rappresentante una figura antropomorfa con tanto di occhialetti colorati.


Nulla dà al bambino tanta tristezza come veder la giostra perdere velocità.

__Ramón Gómez de la Serna)

Autori: Valeria – Antonio – Mimmo

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