Teatro Mediterraneo

Obiettivo Uno-Teatro Mediterraneo
Valeria

“…con la cultura non si mangia”


In una intervista del 2013 il grande intellettuale Luciano Canfora metteva in guardia sui percoli dell’inaridimento culturale delle ultime generazioni. L’allarme lanciato dal filosofo, a nostro parere scaturiva più che da una evidente pigrizia dei giovani nei confronti dello studio, dalla constatazione che le classi dirigenti nulla fanno per controvertire tale tendenza. Anzi, pare che proprio da costoro provenga un dichiarato disinteresse. Tutti ricordiamo l’affermazione di un autorevole rappresentante del Governo nazionale secondo il quale “…con la cultura non si mangia”, una autentica condanna a morte di ogni possibile, residuale speranza per una rinascita intellettuale.
Quando muore un teatro, un cinema, un auditorium, una biblioteca, muore una speranza e, con essa, la possibilità di produrre alternative al pensiero dominante. Ne deriva, immancabilmente, una delega a favore di interessi che, per definizione, sono tutt’altro che collettivi. La sorte accorsa al Teatro Mediterraneo di Foggia è l’ennesimo esempio di una grande occasione mancata, in un’epoca dove, tra pandemie e diseconomie, la cultura e tutti gli operatori coinvolti nella sua diffusione vengono relegati negli angusti ambiti di sporadiche iniziative, spesso ospitate in improponibili luoghi come bar e abitazioni private. Inaugurato nel 1995, chiuse definitivamente il sipario nel 2010 dopo una travagliata vita fatta di eventi, anche di grido, la cui continuità veniva puntualmente interrotta da impedimenti burocratici, tecnici e amministrativi. Il 2013 “l’affare” sale agli onori della cronaca grazie alla denuncia della trasmissione “Striscia la Notizia” ma ci vollero tre anni pieni affinché fosse varato un piano di recupero da parte della Amministrazione Comunale. Quel piano di recupero non ha mai visto l’avvio e l’intera stupenda struttura, giace abbandonata in pieno centro cittadino, a ridosso della bellissima villa comunale.
L’anfiteatro che ci accoglie all’inizio della nostra esplorazione è una grande struttura che, tra poltrone e gradinate, può accogliere oltre 3000 spettatori. Il palcoscenico è capace di alloggiare grandi scenografie e in passato, si è fatto apprezzare ospitando nomi del calibro di Bob Dylan. La platea offre interessanti prospettive fotografiche grazie alla posizione delle poltrone collocate in file e valorizzate da un intenso colore blu. In alto, all’apice delle gradinate ed in posizione centrale rispetto al palco, resiste quel che il vandalismo a risparmiato della cabina destinata ad ospitare le consolle audio e luci, una piccola stanza ancora adorna di pareti policrome in vetro cemento. I camerini sono ancora tutti li, ingombri di macerie e guano, aspettano il ritorno delle stelle del palco per ridare luce ai riflettori e confermare l’antica regola che qui pare aver trovato una sonora smentita mutando da lapidaria affermazione a tremolante ipotetica: “The show must go on?” Facile, in questo scenario, immaginarsi serate estive all’insegna della buona musica o del grande teatro.
Oggi, a distanza di quasi trent’anni, l’intero complesso risuona solo del tubare dei piccioni, unici spettatori dell’unico spettacolo ancora in cartellone, quello dello spreco.
Poco prima della pubblicazione di questo articolo (inizio 2021) qualcosa echeggia nell’aria, speriamo in un recupero.


Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto ma niente è falso.

– Gigi Proietti

Autori: Valeria – Antonio – Mimmo

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